mercoledì 8 aprile 2015

End of Meghnada (3) - Il bibliotecario Evis

Alcune ore dall'inizio della battaglia per Meghnada
Evis si aggrappò al portellone mentre la Thunderhawk vibrava per il colpo appena subito. Si voltò verso la sua squadra di assaltatori. Aveva personalmente scelto quei marine con l’ordine di dare la caccia all’Inquisitore nemico e salvare la squadra Dantalius dall’imponente costrutto Necron. “Valkyrie dell’Inquisizione avvistata Evis!” gracchiò la voce di Jester, al comando della Thunderhawk. “Abbatti quel bastardo!” La Thunderhawk scaricò i cannoni laser e la Valkyrie esplose in volo. “L’inquisitore non può essere sopravvissuto. Portaci in posizione per assaltare i frammento Necron.” Mentre la Thunderhawk virava Evis guardò dal portellone. Se quell’enormità era definita frammento, non voleva sapere cosa diavolo fosse l’intero Elysium. “Squadra Dantalius, mi ricevete? Uscite dal frammento tra un minuto!” Senza attendere la risposta il bibliotecario si allacciò il reattore dorsale. “Marine, pronti allo sbarco.” Il desiderio di combattere e uccidere che aveva da quando era su Meghnada si risvegliò nuovamente, alimentato dalla vista della morte degli odiati servi dell’Inquisizione. “Trigone nemico avvistato! Eliminiamolo prima che attacchi gli esploratori!” Evis saltò dalla Thunderhawk rallentando la discesa con il reattore dorsale. Nell’istante in cui toccò terra a pochi metri dal Trigone capì che c’era qualcosa di strano nel Warp. Sentiva la sua rabbia più incandescente del solito, la sua vista era offuscata. Vide l’enorme bestia voltarsi verso la sua squadra. Sentiva il suo potere psionico aumentare e senza esitare si immerse nel Warp. Per un momento vide il confratello Klaus che lo guardava. Poi il buio. Un dolore lancinante alla testa lo trafisse. Rapido come era venuto, sparì. Aprì gli occhi. Guardava dalla plancia di una nave. Nel buio dello spazio profondo un enorme vascello semi distrutto era alla deriva. Il suo sguardo si avvicinò, superando i chilometri che separavano le due navi, oltrepassando lo scafo. Una voce lo chiamava. Attraversò i corridoi bui, cercandola. Due occhi lo fissavano nell’oscurità. Ora distingueva le parole, continuava a ripetere le stesse: “Vieni Evis, sai di dover venire. Sai chi siamo." Era una voce calma e terrificante, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di raggiungerla. Fece per avvicinarsi a quegli occhi, ma si ritrovò di nuovo nello spazio. Un’altra voce, profonda e gutturale, proruppe in una risata assordante. Le orecchie di Evis iniziarono a fischiare mentre la risata si dissolveva e tutto tornava buio. Aprì gli occhi di nuovo. Era sul campo di battaglia, al centro di un cratere. Alla sua sinistra vide un braccio semi carbonizzato. “Quello” disse una voce familiare “è tutto ciò che rimane del confratello Klaus signore. E’ esploso con lei. E’ un miracolo che lei sia sopravvissuto.” A fianco del sergente Matthaus si trovava Hauser. “A quanto pare il tuo cervello ha fatto un bel botto. Ma almeno adesso sappiamo che ne hai uno.” Disse il capitano ghignando. “Riesci a ridere davanti a tutti questi tuoi confratelli morti?” Disse Evis. “Sono morti con onore in battaglia. Sai, quella che è avvenuta mentre dormivi nel cratere che ti sei scavato esplodendo. Ma non abbiamo tempo da perdere. I Necron sono sfuggiti con il loro dannato frammento, le forze dei marine nemici sono in ritirata gravemente indebolite, ma un colossale sciame Tiranide si avvicina. Forse non siamo stati sconfitti, ma di certo non abbiamo vinto. Abrahel ha ordinato la ritirata ai superstiti. Stiamo recuperando i feriti ed il seme genetico.”-“ Da quelli da cui si può recuperare” Aggiunse il sergente Matthaus osservando il braccio di Klaus. “Già. Evis, un mio marine ti aspetta con una moto. Vai a farti curare quando raggiungerai la città.”-“Un’ultima cosa Hauser. La squadra Dantalius che dovevo recuperare?”-“Nessuna traccia. Dopo che la Thunderhawk su cui erano saliti è stata abbattuta dai Soli Blu è probabile che siano morti, così come il tuo amico Jester che la pilotava.” Un altro suo amico ucciso dai servi dell’Imperium. Ma ora Evis sapeva cosa doveva fare.

Poche ore dopo, centro di comando di Zanmobish,ingresso di un hangar dello spazioporto.
"Fermi qui." Ordinò Evis al pugno di marine a lui fedeli che era riuscito a radunare. "Euron, tieni il mio requiem. Non possiamo combattere qui." Dopo di che si diresse verso i due marine di guardia all'hangar cercando di impostare un'aria tranquilla. "Signore." Dissero in coro i due marine. "Riposo marine. Necessito di accedere all'hangar con una squadra. Particolari ordini dall'alto."-"Deve usare una nave signore? Abbiamo ordini chiari al riguardo, tutte le navi servono qui per l'evacuazione, non siamo stati informati di altre disposizioni."-"Come ho detto, confratello, i miei sono particolari ordini dall'alto. Dal Capitano Abrahel per l'esattezza. Ovviamente con il caos causato dalla battaglia qualche comunicazione si sarà persa, ora si faccia da parte." Il marine lo guardò per un attimo, studiandolo. Evis sapeva che non lo avrebbe fatto passare. "Mi spiace signore, devo verificare gli ordini." Il marine si voltò per dirigersi alla console vicina. Non aveva scelta: lo colpì al collo con un colpo di braccio, poi si voltò verso l'altro marine di guardia e lo scagliò in aria contro ad un muro usando i suoi poteri. "Muovetevi cazzo." gridò ai suoi compagni. Mentre loro correvano verso l'hangar Evis aprì le porte. Presero il più agile caccia a disposizione, sapendo che sarebbe stato difficile eludere le difese e la flotta in orbita. Evis sperava che fossero troppo impegnati tra le schermaglie con i vascelli nemici e l'evacuazione per notare la piccola nave. Al contrario però, fu facile allontanarsi dall'orbita. Forse troppo facile, ma Evis non aveva spazio nella sua mente per pensare a ciò. Riusciva solo a pensare a dove stavano andando, e a cosa avrebbero potuto trovare.

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